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Fratelli Alinari - Nino Bixio (1821-1870) - 1865 - carte de visite - Archivio Storico Civico - Pavia |
Ultimo di otto fratelli, dopo un’infanzia priva di ogni conforto s’imbarcò come mozzo in un brigantino che partiva per l’America.
Successivamente, arruolato nella marina sarda fu promosso al grado di aspirante, ma, lasciò il servizio regio e partì sopra una nave americana in rotta per Sumatra. Nel 1846 era a New York.
Nei primi mesi del 1847 era nuovamente in Europa, a Parigi, ospite del fratello Alessandro, e qui vi conobbe Giuseppe Mazzini. Nel 1848, quando scoppiò la guerra, si arruolò e combatté a Governolo, Vicenza e Treviso e verso la fine dell’anno entrò nella legione italiana di Garibaldi.
Nel 1849 partecipò alla difesa della Repubblica romana distinguendosi, prima, nella battaglia di San Pancrazio, il 30 aprile 1849, e poi in quella di Palestrina, dove il 9 maggio venne nominato Capitano. Infine, il 3 giugno, in qualità di aiutante di Garibaldi, si distinse nel combattimento di Villa Corsini.
Alla vigilia della guerra contro l’Austria s’improvvisava scrittore, fondando e dirigendo un giornale, il «San Giorgio», che sarebbe poi divenuto la «Nazione». Scoppiata l’insurrezione della Sicilia nel 1860, partecipò con grande energia ai preparativi della spedizione dei Mille.
Comandò fino a Marsala uno dei due piroscafi diretti in Sicilia, il Lombardo, dove erano imbarcati i volontari e partecipò, alla testa del primo battaglione, al combattimento di Calatafimi. Fu inviato a reprimere i disordini di Bronte, che piegò con inesorabile durezza.
Raggiunse a Napoli Garibaldi, che nelle giornate del Volturno gli affidò la posizione dei Ponti della Valle, dove respinse le truppe borboniche comandate da Von Mechel. Venne promosso luogotenente generale ed eletto Deputato.
Nel 1866 partecipò alle ultime fasi della battaglia di Custoza respingendo le intimazioni di resa. Nel febbraio del 1870 fu nominato senatore e poco dopo assunse il comando della divisione di Bologna. Il 20 settembre dello stesso anno entrava in Roma contemporaneamente alle truppe del generale Cadorna.
Dopo aver lasciato l’esercito costruì un bastimento in ferro, che chiamò Maddaloni, col quale viaggiò qualche mese nell’arcipelago malese. Un’epidemia colerica, propagatasi nel suo equipaggio, lo uccise nel porto di Atjein, nell’isola di Sumatra.