» Goretti Maria  
1890 - 1902
 


 

 

Il suo nome comparve nel luglio del 1902 fra le notizie della cronaca nera dei quotidiani romani: una bambina di dodici anni uccisa in un tentativo di stupro, in uno scenario di violenza e miseria, le paludi pontine. Ai lettori sembrò un caso banale, un omicidio estivo maturato in un ambiente di degrado, ma intorno alla piccola uccisa fiorì un culto, cominciarono ad accadere miracoli.

Maria aveva delle caratteristiche che la differenziavano da altre vittime di quel tipo: pur appartenendo a una famiglia modesta – emigrata dalle Marche in cerca di lavoro e la cui condizione s’era ulteriormente aggravata dopo la morte per malaria del padre – e pur essendo analfabeta, aveva cercato d’avvicinarsi con particolare serietà alla pratica cristiana. Frequentava la chiesa, aveva imparato a memoria il catechismo, meritando così d’accedere alla prima comunione con qualche anno d’anticipo rispetto alle coetanee, aveva imparato a memoria le preghiere fondamentali e diceva spesso il rosario.

Quest’adesione interiore alla religione le aveva dato un senso di rispetto di sé come creatura di Dio: forse proprio a questa certezza profonda si deve la sua risolutezza nel rifiutare le goffe avances sessuali del quasi coetaneo Alessandro Serenelli, che con il padre divideva la cascina con la famiglia di Maria. In quell’ambiente di miseria e disperazione il comportamento di Alessandro non costituiva certo un’eccezione, come invece i risoluti rifiuti di Maria, motivati sempre con le regole della morale cattolica. In una giornata di luglio il corteggiamento finì in tragedia: Maria cadde colpita al ventre con un punteruolo e morì qualche giorno dopo all’ospedale di Nettuno per la setticemia provocata dalle ferite. Prima di morire confortata dai sacramenti, perdonò l’aggressore. Alessandro Serenelli fu condannato a trent’anni di prigione, dove si convertì, e finì la sua vita in un convento. Questa conversione fu considerata effetto d’un intervento miracoloso della sua vittima e contribuì a creare intorno a Maria un’aura di santità.

Del processo di beatificazione (avvenuta nel 1947) e canonizzazione (celebrata durante l’anno santo del 1950) si fecero carico i padri passionisti, che diedero al culto locale, sviluppatosi spontaneamente intorno alla piccola vittima, un’interpretazione morale: Maria divenne la santa della castità, la custode della purezza prematrimoniale delle giovani che, sollecitate dai cambiamenti della modernità, erano tentate d’assumere comportamenti sessuali più liberi.

In realtà non si trattava tanto - come molti hanno sostenuto - d’una devozione sessuofobica: la difesa della propria purezza per le giovani era divenuta necessaria in un contesto d’urbanizzazione ed emigrazione in cui veniva a mancare il controllo comunitario. Le ragazze che andavano a lavorare fuori casa si trovavano così esposte alla seduzione e all’abbandono e, abbandonate e senza alternative, rischiavano di finire nella prostituzione. Per loro il modello di Maria Goretti costituiva un memento chiaro e facile da capire, come aveva ben compreso la Chiesa cattolica.

Ma Maria piaceva molto anche per le sue umili origini, riscattate con la forza con cui aveva difeso la sua dignità di essere umano, di figlia di Dio, e il suo culto aveva perciò una valenza sociale, come capì Palmiro Togliatti, che la citò come esempio alle giovani comuniste in un discorso degli anni Cinquanta. Un bel film neorealista del 1949, Il cielo sulla palude di Augusto Genina, contribuì ad accentuare la dimensione sociale di questa vicenda, che diveniva così un dramma della miseria. Non si trattava d’un film agiografico, ma d’una vicenda in cui giocava un ruolo fondamentale il paesaggio, la natura selvaggia e incombente delle paludi.

Nel 1985 un libro dissacrante di Giordano Bruno Guerri fece divampare polemiche e proteste: Guerri, analizzando la personalità dell’assassino, sosteneva che il delitto era stato motivato dall’impotenza di Serenelli più che dalla strenua difesa di Maria. La congregazione vaticana per le cause dei santi gli rispose con la relazione d’una commissione di studio formata appositamente, che confermò la tesi sostenuta nei processi di canonizzazione. Dopo questa polemica su Maria Goretti è ricaduto il silenzio, rotto solo da un recente film televisivo prodotto da Lux e Mediaset, in cui Maria aveva l’aspetto d’una precoce pinup, senza alcuna traccia della sua degradata situazione sociale.

Ma intorno al santuario di Nettuno continua a raccogliersi una folla di devoti - come testimoniano gli ex voto e le biografie in vendita (anche a fumetti e in fotoromanzo) - i quali probabilmente, in questi tempi di permissivismo sessuale, non sono tanto disposti a seguire l’invito alla castità, ma piuttosto chiedono il suo aiuto di vittima innocente, tramite tradizionale verso il cielo, per lenire le sofferenze della loro vita.

Lucetta Scaraffia