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Cortesia Istituto centrale per il Catalogo e la Documentazione (F 35630) |
Ada Negri nasce a Lodi il 3 febbraio 1870 da Giuseppe, manovale, e da Vittoria Cornalba, tessitrice. Orfana di padre, l’infanzia trascorre presso la nonna portiera e, alla morte di questa, nella portineria del palazzo della famiglia dei Cingia.
La realtà di un mondo osservato dall’esterno, l’appartata prospettiva della portineria, verrà rievocata nel capolavoro, il romanzo autobiografico Stella mattutina (1921), centrato sulla storia di un passaggio dall’infanzia alla giovinezza.
I sacrifici materni le consentirono di completare gli studi magistrali e, nel 1888, di ottenere la cattedra alle elementari di Motta Visconti. Pubblica intanto alcune liriche su L’illustrazione popolare di Raffaello Barbiera, mentre esce da Treves Fatalità (1892), raccolta di versi prefata da Sofia Bisi Albini, che ebbe immediato successo e le ottenne nel 1883, per intervento di D’Ovidio, Del Lungo e D’Ancona, la nomina ad honorem all’insegnamento nella scuola normale “Agnesi” di Milano.
Nel 1894 il premio Milli consacra l’umanitarismo socialista dei suoi versi animati dall’utopia della redenzione sociale degli umili.
Conquista la fama di poetessa del «quarto Stato» con una poesia di denuncia, temperata da una facile vena melodica, espressa in uno stile enfatico e frammentario, in una lingua immediata e approssimativa. In Tempeste (1895) la tematica sociale lascia già il posto ad un contesto privato di memorie e di affetti, mentre emerge il mito della passione d’amore. Abbandonata la lotta di classe, in questa poesia prevarranno i contrasti psicologici e sentimentali letti alla luce della condizione femminile. Intanto, lasciato l’insegnamento, collabora a numerosi periodici tra cui il Corriere della Sera e il Secolo. Dopo una delusione amorosa, nel 1896 sposa l’industriale biellese Federico Garlanda. Dal matrimonio, che finì con una separazione, nacque la figlia Bianca che le ispirò i versi di Maternità (1904).
La nuova prospettiva psicologica si riverbera sullo stile di questi versi che, abbandonata la vena polemica desunta dal modello dei Giambi ed epodi e dagli scapigliati, mostra un’elaborazione più consapevole che molto deve alla poesia pascoliana e dannunziana.
Abbandonati i motivi civili, nasce la dolente intimità di Dal profondo (1910) e la rassegnata malinconia di Esilio (1914), presente anche nelle novelle Le solitarie (1917) seguite dai racconti Finestre alte (1923), Le strade (1926), Sorelle (1929). Intanto, il modello dannunziano sviluppa nella Negri la dimensione del sublime risolto in passione erotica de Il libro di Mara (1919) e de I Canti dell’Isola (1924), una poesia narrativa fortemente gravata dall’ipoteca di un estetismo che influenza anche gli anni dei lunghi soggiorni svizzeri e dell’inquieto nomadismo aperto a varie esperienze, anche sentimentali.
Dopo il ritorno in patria, condurrà un’esistenza solitaria dedicata alla scrittura, mentre sull’ispirazione passionale vanno prevalendo suggestioni a sfondo vagamente religioso nelle raccolte Vespertina (1931), Il Dono (1936) e Fons amoris (193943). Esemplari, nel loro genere, le prose poetiche di Di giorno in giorno (1932) e di Erba sul sagrato (1939).
La Negri ebbe riconoscimenti ufficiali con il premio «Mussolini» e, nel 1940, con la designazione all’Accademia d’Italia. Muore a Milano l’11 gennaio 1945.
Alessandra Briganti