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Biki durante le prove nella sua casa di moda, Milano 1947 - © Farabolafoto, Milano |
Era stato il nonno, Giacomo Puccini, a chiamarla Bicchi, un affettuoso vezzeggiativo che stava per birichina. Poi, col tempo, per tutti è diventata Biki. Una grande sarta, odiava il termine stilista, ma anche imprenditrice di successo (ricevette decine di onorificenze, fra le quali quella di cavaliere del lavoro). E soprattutto una fra le più brillanti animatrici della vita culturale milanese. Il suo salotto nel dopoguerra era frequentato da Quasimodo, Ungaretti, Montale.
Elvira Leonardi Bouyeure, questo il suo vero nome, ha attraversato la storia dell’alta moda italiana. Dalla fine degli anni Trenta, quando il regime fascista chiede uno stile nazionale da contrapporre all’imperante moda francese, fino all’esplosione del made in Italy.
Cresciuta nell’alta borghesia milanese, Biki amava ripetere: «Ho avuto il privilegio di poter scegliere se lavorare o no». La madre Fosca, nata dal primo matrimonio di Elvira, compagna e poi moglie di Puccini, aveva sposato Mario Crespi, proprietario del Corriere della Sera. Biki era quindi l’erede di un grande patrimonio, ma preferì assecondare il suo talento, quello che chiamava «il mio chic naturale», per farlo diventare il simbolo della nascente alta moda italiana. Le sue prime creazioni, nel 1936 una collezione di biancheria intima, affascinano Gabriele D’Annunzio, che le vuole per la sua ultima compagna, la pianista Luisa Baccara.
Dalle sontuose camicie da notte in raso e pizzo, Biki passa a creare abiti da mare e poi tailleur e modelli da sera. Per il suo atelier transitano dive famose, come Alida Valli e Doris Duranti e le mogli degli alti gerarchi fascisti. Biki è sposata con Robert Bouyeure, un francese esperto d’arte, dal quale ha una figlia, Roberta. Viaggia su e giù con Parigi alla ricerca di nuove idee, per trasformarle pensando a un look italiano. La guerra non ferma l’industria dell’abbigliamento, che esplode negli anni della ricostruzione, del boom economico. C’è voglia di lusso ora, e la meta prediletta di tanta ostentazione è la Scala. La nuova ricchezza si pavoneggia in abiti sfarzosi, le nuove regine della mondanità corrono a farsi plasmare dal gusto di Biki. È Maria Callas la sua cliente più famosa. La sarta milanese la trasforma: «Pesava quasi cento chili, era vestita come una “sciuretta”. In una stagione è diventata una diva».
Biki, ma anche Jole Veneziani e Germana Maruccelli, sfilata dopo sfilata, si difendono molto bene dall’egemonia francese di Dior, Chanel, Saint Laurent. Ed è proprio per non disperdere la loro creatività che nasce a Milano il Centro Italiano della Moda. Nasce così il futuro italian style, un’industria che conquisterà a fine secolo i mercati mondiali.
Cristiana di San Marzano