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Ignoto - Tito Speri (1825-1853). 1852 circa - Musei Civici Milano |
A sera, le linee curve del suo pensare intrecciano arabeschi di catene di amminoacidi, mentre le mani eseguono disegni attraverso punti di ricamo.
Vittoria Nuti Ronchi, “studiosa appassionata” più che scienziata, così ama definirsi, è nota per i suoi studi nel campo della genetica vegetale. Nata a Treviso, terza di quattro sorelle, Vittoria cresce in una famiglia molto aperta e liberale a Roma dove, attraverso gli studi classici, scopre la passione per la botanica. La scelta della facoltà di scienze agrarie viene dunque accolta con fiducia e incoraggiata, sebbene non rappresenti in quegli anni un percorso per le ragazze.
Così, nel 1953, quando consegue la laurea a Pisa, Vittoria è fra le prime donne ad occuparsi di genetica; in questo stesso anno sposa un architetto – più tardi direttore dell’Istituto di Urbanistica, Architettura e Ingegneria a Pisa – con il progetto di formare una solida e numerosa famiglia: accanto alla passione per i suoi studi, la Nuti Ronchi, infatti, desidera molti figli.
Negli anni che seguono il matrimonio e la laurea – la sua tesi nel 1954 vince il Premio Marzotto – tra una maternità e l’altra (nascono cinque figli, di cui gli ultimi due gemelli) Vittoria si specializza in vari laboratori internazionali usufruendo di borse Nato e del British Council. Nel 1959 diviene assistente presso la cattedra di genetica della facoltà agraria di Pisa. Nei dieci anni in cui ricopre tale incarico, la studiosa si scontra con i limiti posti dal mondo accademico alle carriere femminili: comprende, infatti che, rimanendo presso l’università, continuerà a tenere corsi ma non le sarà concesso di diventare docente ordinario: «il professore ti diceva “tu sei donna, quindi passa lui”». Dopo aver conseguito la libera docenza in genetica nel 1970, pertanto, Vittoria decide di accettare la proposta del Laboratorio di Mutagenesi e Differenziamento del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa.
Tale scelta si rivela, come riconosce la stessa Nuti Ronchi, determinante e particolarmente opportuna non solo per il futuro professionale, ma anche per le esigenze familiari. Se da un lato questo ruolo consente alla studiosa di dirigere il laboratorio e di fare ricerca in modo autonomo e più svincolato dagli ingranaggi rigidi e piramidali dell’Università, d’altro canto vivere in una piccola città come Pisa ed abitare a pochi minuti dal posto di lavoro, consente a Vittoria di svolgere più agevolmente la funzione materna, come racconta lei stessa: «Pisa mi ha permesso di essere a casa a mezzogiorno, e cioè a cinque minuti dal laboratorio; e altri cinque minuti per raggiungerlo e tornare a casa rapidamente quando succedeva qualcosa».
In ogni caso ciò che si è mostrato vincente per la studiosa è stato riuscire a distinguere l’impegno lavorativo dalla vita domestica: a casa Vittoria è la moglie e la madre, così come in laboratorio è la ricercatrice. A sera trova nel ricamo il momento del relax, in cui la mente corre liberamente e immagina gli esperimenti del giorno dopo che l’attendono al Cnr.
La carriera della Nuti Ronchi prosegue dunque come direttore del laboratorio di Pisa; è qui che svolge le sue ricerche più importanti raggiungendo ottimi risultati riconosciuti da tutta la comunità scientifica: i suoi studi sulla rottura cromosomica indotta nelle piante da sostanze chimiche mutagene e sulla differenziazione dei tessuti vegetali in vitro, sono tuttora di grande attualità e interesse.
In campo internazionale, poi, Vittoria collabora a un progetto di ricerca congiunto tra l’Università di Pisa e il Laboratoire de biologie moléculaire végétale di Orsay (Francia) su biochimica e citologia degli acidi nucleici, che mette in luce importanti differenze tra tessuti normali e tessuti tumorali in alcune specie di Nictiana. Anche i risultati di tali ricerche vengono costantemente pubblicati in numerose riviste scientifiche specializzate.
Nel suo laboratorio Vittoria si avvale della collaborazione di un’équipe di giovani ricercatori e ricercatrici, ai quali la Nuti Ronchi chiede di condividere il suo stesso impegno e la sua stessa passione per la ricerca. Alle ragazze, in particolare, inizialmente poco numerose, Vittoria dedica una maggiore attenzione: non solo per incoraggiarle a coltivare questa nuova carriera professionale nel campo della genetica, ancora di interesse per lo più maschile, ma soprattutto per spronarle a non dimenticare la propria vita di donne, nel desiderio di famiglia e di maternità.
È importante che le ragazze comprendano che è possibile conciliare il lavoro con la crescita dei figli, liberandosi dalla paura di non farcela: «è possibilissimo avere figlioli e casa e tutto, l’importante è un po’ di sacrificio [... ] ma le soddisfazioni che dà sono immense! [... ] Certamente all’inizio devi superare il senso di colpa di lasciarli quando hanno l’età che piangono».
Anche per questo la Nuti Ronchi all’attività nel campo della genetica affianca l’impegno femminile come vicepresidente del Soroptimist Club e soprattutto nell’Associazione Cattolica Italiana al servizio della giovane. In seno a tale organizzazione Vittoria si occupa di molte ragazze in difficoltà e ad alcune apre la sua casa per sostenerle nello studio: proprio per questi meriti umani, oltre che scientifici, nel 1978 la Fao assegna a Vittoria Nuti Ronchi la Medaglia Ceres, sulla quale viene riprodotta la sua effigie.
Cessata l’attività istituzionale presso il laboratorio del Cnr di Pisa, il lavoro e le ricerche della genetista proseguono in veste di consulente senior e di libera studiosa. L’età matura apre una nuova e ricca stagione di impegno scientifico per Vittoria che desidera ancora compiere i propri studi potendo usufruire delle risorse economiche necessarie.
Proprio per questo, la Nuti Ronchi decide di portare avanti, insieme al gruppo creato negli anni al Cnr, le ricerche a cui è maggiormente interessata e per le quali ha maturato l’esperienza di tutta la sua carriera. In tal senso, tra gli incarichi più importanti di questi ultimi anni, vi è senz’altro quello che Vittoria svolge su invito del governo della Malesia: la partecipazione ad un concorso internazionale per risolvere il problema della sterilità nella palma coltivata nel territorio malese, questione di grande rilievo non solo dal punto di vista della ricerca genetica, ma anche per quanto riguarda l’economia di molti paesi, dal momento che l’olio di palma rappresenta una risorsa economica primaria per il continente asiatico.
Tra tutti i partecipanti, Vittoria Nuti Ronchi presenta il progetto vincente. Tale successo avvia con la Malesia una proficua collaborazione tuttora aperta, che vede la genetista italiana tutt’oggi impegnata con entusiasmo ed energia. Anche in questa nuova, densa stagione di studi e di lavoro Vittoria non rinuncia alla propria vita familiare e alle attività a favore delle giovani.
Risiede attualmente a Pisa, viaggiando spesso verso Roma, città in cui vive una parte dei suoi figli e dei nipoti.
Alessandra Antinori