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Le prime notizie sulla rivoluzione di Vienna giunsero a Venezia nel pomeriggio del 16 marzo e destarono grande fermento. Il 17, in seguito ad una vivace manifestazione, il governatore Palffy ordinò il rilascio di Manin, Tommaseo e degli altri patrioti arrestati a gennaio, i quali furono immediatamente portati dai manifestanti stessi in piazza San Marco.
Grazie all'insistenza di Manin e al sostegno ricevuto dal podestà di Venezia, conte Correr, il governatore autorizzò il 18 marzo la costituzione di una Guardia civica, posta alle dipendenze del municipio e comandata dall'avvocato Angelo Mengaldo, ex ufficiale napoleonico. Mentre però gli uomini del municipio l'avevano voluta per arginare il movimento popolare e intendevano procedere sulla via delle riforme in accordo con le autorità austriache, Manin era pronto all'insurrezione al fine di costituire una Repubblica veneta. In ogni caso, dopo alcuni giorni di relativa tranquillità, la mattina del 22 marzo Manin riuscì ad impadronirsi dell'Arsenale con l'aiuto degli operai e degli ufficiali. Anche i reparti della fanteria-marina e dell'artiglieria passarono agli insorti, che poterono disporre di un ingente quantitativo di armamenti e munizioni.
Contemporaneamente a questa azione, il patriota Radaelli, alla testa di un gruppo di Guardie civiche, prese il controllo della Gran guardia austriaca di piazza San Marco, mentre altri insorti occupavano gli ingressi del Palazzo del governo. A questo punto anche gli uomini del municipio, che fino a quel momento avrebbero tentato una mediazione con le autorità austriache, si schierarono con gli insorti e invitarono il governatore a cedere loro il potere. La capitolazione, firmata dal governatore militare, conte Zichy, alle 18 del 22 marzo, mentre insorgevano gli abitanti di Mestre, Chioggia e degli altri centri abitati delle isole della Laguna, prevedeva la partenza delle truppe non italiane e la costituzione di un governo provvisorio formato dagli uomini del municipio. L'assenza del Manin dal governo suscitò però l'indignazione popolare, cosicché la mattina del 23 Manin costituì un secondo governo, di cui fece parte anche Tommaseo, e proclamò la Repubblica. |