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I Personaggi Principali » Consalvi Ercole  
Roma, 8 giugno 1757– Anzio, 24 gennaio 1824
 


 

 
Busto di Ercole Consalvi - via dell'orologio - Roma  

Affidato nel 1766, dopo la morte del padre, al cardinale Andrea Negroni, frequentò tra il 1776 e il 1782 l'Accademia dei nobili ecclesiastici di Roma, dove studiò giurisprudenza e storia ecclesiastica.

Divenuto cameriere segreto soprannumerario del papa nel 1783, l'anno successivo venne nominato prelato domestico e, poco dopo, referendario della Segnatura.

Avviato ad una brillante carriera ecclesiastica ricoprì successivamente gli incarichi di ponente della Congregazione del buon governo (1786), giudice votante del tribunale della Segnatura (1789), uditore di Rota (1792) e assessore della Congregazione militare (1796).

Nel 1798 venne arrestato dai francesi, rinchiuso a Castel Sant'Angelo ed espulso dallo Stato. Trasferitosi a Napoli e a Livorno, nel settembre di quello stesso anno poté incontrare a Firenze Pio VI, che gli ordinò di raggiungere a Venezia i cardinali rifugiatisi sotto la protezione austriaca.

Prosegretario al conclave di Venezia nel 1799, dimostrò ottime capacità di mediazione che favorirono l'elezione al soglio di Pio VII, il quale, in segno di riconoscenza e di personale stima, lo nominò cardinale diacono e segretario di Stato nell'agosto del 1800.

Favorevole al rafforzamento del potere pontificio sulle Chiese nazionali, accolse le proposte di negoziato di Napoleone e, nonostante la forte resistenza interna, il 15 luglio 1801 stipulò un concordato con la Francia, con il quale si riconosceva la vendita dei beni nazionali e si procedeva al completo rinnovamento dell'episcopato francese.

Essendosi guastati i rapporti tra la Santa Sede e la Francia durante la guerra della terza coalizione, il 17 giugno 1806 Napoleone lo obbligò ad abbandonare la segreteria di Stato. Costretto a raggiungere Parigi nel 1809, nell'aprile 1810 rifiutò di presenziare al matrimonio di Napoleone con Maria Luisa d'Austria e venne esiliato a Reims, dove rimase fino alla firma del concordato di Fontaineblau da parte di Pio VII (gennaio 1813).

Ricevuto a quel punto il compito di trattare con i francesi la ricostruzione del potere temporale in funzione antimurattiana, fu risoluto nel pretendere la restituzione dello Stato pontificio, ma, a causa di nuove frizioni con Napoleone, venne esiliato a Béziers, dove rimase fino all'aprile 1814, un mese dopo il rientro a Roma di Pio VII.

Nominato ancora una volta segretario di Stato dopo la caduta dell'imperatore, si recò a Parigi e Londra per chiedere la restituzione delle Legazioni, e partecipò al Congresso di Vienna come plenipotenziario pontificio. Negoziatore abilissimo, riuscì ad ottenere la restituzione dei territori italiani dello Stato pontificio con la sola eccezione del ferrarese transpadano, ma fallì nel tentativo di stipulare un concordato pantedesco.

Ritornato a Roma nel luglio 1815, si dedicò ad un'opera di rafforzamento e di risanamento dello Stato, avviando immediatamente una serie di importanti riforme nell'amministrazione pubblica volte ad una maggiore razionalizzazione e ad un più funzionale accentramento, culminate con il motu proprio del 1816.

Tra il 1817 e il 1818 firmò importanti concordati con la Baviera e con il Regno delle due Sicilie, mentre non appoggiò le proposte avanzate dal'Austria al Congresso di Verona di costituire una lega degli stati italiani e di istituire un unico ministero di polizia per tutta l'Italia. Sostituito nella carica di segretario di Stato in seguito alla morte di Pio VII (agosto 1823), e nominato prefetto di Propaganda, morì ad Anzio nel gennaio 1824.


Schede collegate: Lo Stato della Chiesa; la politica della Santa Sede

 

In difesa del motu proprio del 6 luglio 1816

Nella lettera che qui si presenta, inviata a Vienna al nunzio Severoli il 14 dicembre 1816, il cardinale Consalvi difende il contenuto del motu proprio del luglio 1816, con cui si tentava la razionalizzazione dell'amministrazione pontificia.

M. Petrocchi, La restaurazione, il cardinale Consalvi e la riforma del 1816, Firenze, Le Monnier, 1941, pp. 261-263.

 

L'editto istitutivo della Direzione generale di polizia

Con la notifica della Segreteria di Stato del 23 ottobre 1816, che qui si presenta, veniva istituita nello Stato pontificio la Direzione generale di polizia, in attuazione delle disposizioni contenute nel motu proprio del 6 luglio dello stesso anno. Con questo provvedimento si intendeva fronteggiare la criminalità e l'opposizione politica.

M. Calzolai - E. Grantaliano, Lo Stato pontificio tra Rivoluzione e Restaurazione: istituzioni e archivi (1798-1870), Roma, Archivio di Stato di Roma, 2003, pp. 93-96.

 

Via libera alle truppe austriache

Con la notifica che qui si presenta, datata 8 febbraio 1821, il cardinale Consalvi autorizza le truppe austriache, dirette a Napoli in ottemperanza alla richiesta avanzata al Congresso di Lubiana da Ferdinando I, a passare sul territorio dello Stato pontificio.

A. Legnetti - O. Pastore, Chiesa e Risorgimento, Milano, Edizioni Avanti, 1963, pp. 30-31.

 

Si reintroduce la pena di morte contro i patrioti

Con l'annuncio del 10 aprile 1821 che qui si presenta, il cardinale Consalvi informa gli abitanti dello Stato pontificio che è stata reintrodotta la pena di morte contro gli appartenenti alle associazioni patriottiche.

A. Legnetti - O. Pastore, Chiesa e Risorgimento, Milano, Edizioni Avanti, 1963, pp. 32-33.

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