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Macerata, 21 marzo 1810 – Roma, 3 maggio 1885
Educato in collegio a Ravenna, nel 1829 si laureò in medicina a Roma ed esercitò la professione per molti anni, distinguendosi per la sua dedizione durante l'epidemia di colera del 1837. Eletto al Consiglio dei deputati per il collegio di Cingoli nel maggio 1848, fu piuttosto assiduo alle sedute anche dopo la partenza da Roma di Pio IX. Il 15 novembre 1848 accorse sulle scale della Cancelleria ad assistere il ministro Pellegrino Rossi, vittima di un fatale attentato maturato in ambiente democratico, protestando in seguito per il fatto che non si facesse alcuna indagine per scoprire gli autori dell'assassinio. Il mese successivo intervenne al Consiglio in altre due occasioni: il 3 dicembre, propose di inviare a Gaeta una delegazione che esortasse il papa a rientrare a Roma, mentre il 26 si oppose alla proposta di una Costituente, ma non potendo terminare il discorso per le continue interruzioni provenienti dalle tribune, scelse di darlo alle stampe. Rifiutando di presentarsi alle elezioni per la Costituente del gennaio 1849, espose le sue ragioni in una lettera agli elettori pubblicata il 12 gennaio, e scelse in ogni caso di continuare a risiedere a Roma anche durante il periodo repubblicano marcando con ciò un'obiettiva presa di distanza dalle direttive del governo pontificio. Dopo la restaurazione del governo pontificio, compì lunghi viaggi in Piemonte, Francia, Inghilterra e Germania, stringendo rapporti di amicizia con gli uomini più rappresentativi di quei paesi. Intimo di Cavour, nel 1861 fu incaricato di due missioni che tendevano a risolvere la questione romana: la prima mirava a tentare i primi approcci presso Pio IX e il cardinale Antonelli e si svolse a Roma in collaborazione con padre Passaglia, ma si risolse in un totale fallimento; la seconda, presso il ministro degli esteri francese È-A. de Thouvenel, sembrava destinata al successo ma venne troncata per la improvvisa morte di Cavour il 6 giugno 1861. Eletto in Parlamento per la VIII legislatura, fu nominato senatore il 6 novembre 1873. Si spense a Roma nel 1885. Memorie autografe su alcuni avvenimenti politici nei quali ebbe parte tra il 1847 e il 1870 Scritte nel 1884, le memorie che qui si presentano rievocano alcuni momenti della vita politica di Pantaleoni, tra cui ricordiamo il contegno da lui tenuto a Roma nel periodo 1848-1849, e le sue successive collaborazioni con d'Azeglio e Cavour. R. Piccioni, Diomede Pantaleoni, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 2003, pp. 217-219.
Ricordi della Repubblica romana Nel testo, che risale alla fine del 1883, Pantaleoni rievoca brevemente le vicende della Repubblica romana, e ricostruisce il clima che si era creato in città tra il novembre 1848 e il luglio 1849. R. Piccioni, Diomede Pantaleoni, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 2003, pp. 220-221.
Pantaleoni a Cavour nel luglio 1859 Nella lettera, inviata alcuni giorni dopo l'armistizio di Villafranca, Pantaleoni riconosce l'opportunità delle dimissioni di Cavour, ma invita comunque l'ex presidente del Consiglio ad adoperarsi affinché parte dell'Italia centrale potesse passare sotto il controllo piemontese. R. Piccioni, Diomede Pantaleoni, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 2003, pp. 242-243.
A Cavour due giorni prima della morte La breve lettera che qui si presenta è inviata a Cavour a due giorni dalla sua morte. Impegnato in una missione diplomatica a Parigi, finalizzata a preparare il ritiro delle truppe francesi da Roma e il riconoscimento ufficiale del Regno d'Italia, Pantaleoni mostra di non comprendere la gravità della malattia del presidente del Consiglio. R. Piccioni, Diomede Pantaleoni, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 2003, pp. 247-248. Galleria immagini
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