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Da quanto nasce il Regno d'Italia, nasce anche il desiderio, quando non addirittura la necessità, delle donne di raccontare, descrivere e commentare fatti, episodi, personalità, eventi. Giornali femminili e firme femminili. I giornali femminili vantano presto una radicata (seppur non molto visibile), tradizione: i primi fogli periodici che richiamano i giornali di moda francesi e inglesi, i giornali politici del Risorgimento, il giornalismo pedagogico postunitario, i combattivi periodici emancipazionisti del primo Novecento, le riviste che inventeranno e proporranno la nuova italiana durante il fascismo, i fogli della Resistenza, i variegati periodici femminili del secondo dopoguerra, e quelli femministi del Sessantotto. E intanto, si fanno strada le penne di Anna Kuliscioff, Sibilla Aleramo, Paola Lombroso, Margherita Sarfatti. Per passare poi alle più recenti Alba De Cèspedes, Camilla Cederna e Oriana Fallaci, fino ad arrivare Maria Grazia Cutuli, che cadrà – giovanissima – in prima linea. Come molti altri ambiti, anche il grande giornalismo è stato a lungo ritenuto un settore professionale espressione della voce, della libertà e dell'affermazione del singolo nella sfera pubblica, sicché – quasi per definizione – area di esclusiva pertinenza maschile. Eppure, parola dopo parola, dalle prime collaborazioni ai grandi reportage, le donne hanno saputo conquistare il loro spazio. Tra l'altro, si è trattato di un giornalismo ad ampio raggio. Moda, buone maniere, teatro, libri, ma anche associazionismo, istruzione, diritti da conquistare, nuovi metodi educativi, pedagogismo familiare e civico, politica in senso stretto. Legato a movimenti rivoluzionari, patriottici ed emancipatori, i contributi di Anna Kuliscioff, Anna Maria Mozzoni, Matilde Serao, Ada Negri o Teresa Labriola riflettono ottiche diverse, tracciando un percorso tutt'altro che lineare, se non nel desiderio di farsi non solo sentire, ma “addirittura” ascoltare. Su tutte, due perle sono senz'altro Matilde Serao - giornalista, scrittrice, ma anche fondatrice di giornali e direttrice (due ruoli molto rari per una donna nella storia del giornalismo italiano), e Oriana Fallaci, la nostra giornalista più famosa al mondo nonché la prima inviata di guerra. Due italiane estremamente diverse per epoca, indole, interessi e carattere: cambiò tutto attorno a queste due donne (il Paese, la società, la stampa, il modo di raccontare e gli eventi oggetto di quel racconto), mentre loro facevano quello per cui erano nate. Le giornaliste.
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