Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale (1861-1914)
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1875 - 1946
In cifre, la sua vita potrebbe essere riassunta così: un marito, due figli, sessanta film. Scritti, prodotti, diretti e montati da lei, Elvira Notari, la più prolifica cineasta italiana del cinema muto. Nella Napoli dei primi del Novecento, che contende a Torino il titolo di capitale del cinema, Elvira Notari è un vero e proprio tycoon, capace di imporre sul mercato i film prodotti dalla sua casa di produzione, la “Dora film”. Un'azienda familiare in cui il marito Nicola fa l'operatore, il figlio Edoardo l'attore e la figlia Dora si occupa dell'ammini strazione. Ma l'anima di tutto è lei, Elvira Coda, nata a Salerno il 10 febbraio del 1875, diplomata alle Scuole Normali (le attuali magistrali), per qualche tempo insegnante. Per Elvira, l'anno della svolta è il 1902: è allora che incontra e sposa Nicola Notari, che ha un laboratorio fotografico a Napoli. Tre anni dopo ecco i primi due cortometraggi Arrivederci e Augurali, colorati a mano fotogramma per fotogramma. Il cinema napoletano, di produzione popolare, lontano dalle intenzioni edificanti della contemporanea produzione torinese o romana, un cinema i cui autori sono assai vicini alle disgrazie, ai contrappassi del destino patiti dai suoi personaggi, trova in Elvira una protagonista assoluta, capace di entrare in perfetta sintonia con i gusti del pubblico, azzeccando un successo dietro l'altro. Il figlio Eduardo, che diverrà celebre con il nome di “Gennariello” racconta: «Fin da bambino lavoravo come attore in quasi tutti i film, e mia madre mi creava un ruolo a seconda della mia età. Le prime proiezioni, intorno al 1906 avvenivano in una sala a San Giovanni a Teduccio, che aveva allestito mio padre». Nel 1910 la Dora film ha il proprio stabilimento, con teatri di posa, e laboratorio di sviluppo e stampa. I film che Elvira scrive, dirige e produce si ispirano a fatti di cronaca cittadina, ai romanzi di Carolina Invernizio a «Drammi di vita vissuta». Si intitolano Il processo Cuocolo, Tricolore, Scugnizzo napoletano, Ritorna all'Onda, A Marechiaro ce sta na fenesta, che una locandina dell'epoca propaganda così: «Commovente dramma tratto dalla tradizionale canzone napoletana, dall'interpretazione viva e palpitante propria di questo bel cielo di Napoli». Capo indiscusso della Dora film, Elvira coinvolge nel lavoro non soltanto la famiglia ma anche gli amici: Michele di Giacomo, fratello del più famoso Salvatore, ha spesso parti da galantuomo. L'insegnante di matematica del piccolo Eduardo, Rosé Angione, diventa attrice con il ruolo della piccerella. A tutti Elvira impone uno stile di recitazione che per l'epoca è assai spontaneo e scarno. Suo nipote Armando Notari ricorda: «Zia Elvira non sopportava che gli attori, per girare scene di pianto, si inumidissero gli occhi con la glicerina. Esigeva lacrime vere. Se un attore era orfano, lei gli parlava del padre e appena quello si metteva a piangere, dava ordine di azionare la macchina da presa». Nonostante la brevità della lavorazione, cinque settimane di media, il risultato era trascinante e il successo enorme: il film ‘A legge resse per 32 giorni al cinema Vittoria di Napoli con punte di oltre 6.000 presenze giornaliere. Le proiezioni cominciavano alle 9 di mattina e proseguivano fino a notte inoltrata. Enorme è il successo che i film della Notari riscuotono fra gli emigranti italiani in America. Eppure, nel 1930 la Dora film chiude i battenti: l'avvento del sonoro, le pressioni della censura fascista che non ammette la rappresentazione della povertà e non vede di buon occhio i delitti passionali, inducono Elvira a ritirarsi. Abbandona Napoli e si stabilisce a Cava dei Tirreni, lasciando al marito l'attività di distribuzione. Il 17 dicembre del 1946 la più prolifica, energica, popolare filmaker del cinema muto, muore, ormai dimenticata. Patrizia Carrano |