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Dalla prima guerra mondiale al secondo dopoguerra (1915-1950) » Broglio Editha  
1886 - 1977
 


 

 

Editha Walterowna von Zur-Muehlen è nata in Lettonia, provincia dell'Impero zarista. Aristocratica e tedesca dal lato paterno, francese per la madre, a 18 anni si schiera con il movimento rivoluzionano, presta servizio come crocerossina a Riga. Il padre la allontana a Koenigsberg, all'Accademia di Belle Arti. Poi Editha partirà per Parigi, per il Louvre, e approderà in Italia, per i Primitivi, nel 1912.

La ragazza agiata vive in albergo, affitta uno studio in via Flaminia accanto a quello di Sartorio, s'inserisce nell'intellighenzia internazionale della capitale, dalla traduttrice Olga Resnevic Signorelli a Ottorino Respighi.

Tra gli artisti che frequenta, Ferrazzi, Melli e lo scultore jugoslavo Ivan Mestrovic che stanno organizzando la prima “Secessione romana” (1913) nella quale Editha esporrà, come nelle successive.

Gli elogi non mancano della sua pittura luminosissima, quasi astratta, ispirata. Ma con la morte del padre, lo scoppio della guerra mondiale e poi della Rivoluzione di Ottobre, è smarrita. «Con la guerra ero proprio crollata, ero ammalata, sfrattata, avevo perso tutti i miei quadri» dirà più tardi. Incontra Mario Broglio sul set del film Thais, dove recitava una ladra, per Anton Giulio Bragaglia.

Con Broglio, nella vita e nell'arte, Editha conosce allora una vera metamorfosi identitaria: dimentica i suoi dipinti avanguardisti, aiuta alla creazione della rivista Valori Plastici nel 1918 con un ruolo redazionale discreto ma essenziale (unica donna e la meno provinciale del gruppo, per le lingue e i contatti internazionali, in piena guerra); così nel ‘21 recensirà un saggio di Umansky edito a Podsdam, Il destino dell'arte nella Russia sovietica, che rompeva il silenzio sulla cultura bolscevica. Per il resto, ascolta, aspetta. Quando riprende la pratica dell'arte, ha fatto suo il nuovo stile teorizzato da Carrà, De Chirico e lo stesso Broglio. Così nasce il suo “realismo magico”, che lei porterà avanti, con momenti divini e altri più modesti.

Per un certo periodo si firmò Rocco Canea, per minimizzare la sua professionalità rispetto al marito. Forse alcuni quadri firmati da Broglio sono stati dipinti in gran parte da lei (così rivela un carteggio inedito in cui Mario in viaggio “dipinge” a distanza). Dopo la morte di lui nel ‘48, per tre lunghi decenni Editha Broglio ha dipinto ancora, riscoprendo alcune valenze artistiche romane più vicine alla Russia, come la pratica del mosaico.

Anne Marie Boetti

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