Dalla prima guerra mondiale al secondo dopoguerra (1915-1950)
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1910 – 1994
Figlia di Nestore Giovene, ingegnere delle Ferrovie dello Stato, e Giulia Cristiano, maestra elementare, Ginestra svolge all'indomani della seconda guerra mondiale, e sino al termine degli anni Sessanta del secolo appena trascorso, un'intensa e feconda attività di divulgazione scientifica nel campo delle scienze fisiche ed astronomiche. Trasferitasi da bambina a Roma con la famiglia, si iscrive giovanissima al corso di laurea in Matematica e Fisica dell'Università di Roma e si laurea nel 1931 con una tesi di astronomia. Segue poi un corso di perfezionamento in radiocomunicazioni, al termine del quale riprende a frequentare l'Istituto di Fisica di via Panisperna, dove sotto la guida di Enrico Fermi e Franco Rasetti si era andato costituendo, a partire dalla fine degli anni Venti, un importante polo della ricerca sperimentale italiana, formato da un gruppo di giovani e brillanti studiosi al di sotto dei trent'anni che portò a termine esperimenti rilevanti sulla radioattività artificiale indotta da elementi pesanti. Secondo quanto testimoniato dal figlio Ugo, Ginestra ambisce a svolgere attività di ricerca a via Panisperna, ma le sue aspirazioni scientifiche sono osteggiate da Orso Maria Corbino, titolare della cattedra di fisica sperimentale, il quale non vede di buon occhio la presenza di donne nell'Istituto. Ciononostante, Ginevra mantiene stretti contatti con la scuola di fisica romana. Nel 1933 sposa uno dei componenti del gruppo, Edoardo Amaldi (esponente di spicco della fisica italiana del secondo dopoguerra), mentre tra il 1934 e il 1937 svolge, in qualità di redattrice de La Ricerca Scientifica (organo del Cnr), un importante ruolo di supporto alla rapida diffusione, in ambito scientifico internazionale, dei lavori e degli esperimenti realizzati da Fermi e dai suoi collaboratori. Non meraviglia, dunque, che la sua prima opera divulgativa (Alchimia del tempo nostro), scritta nel 1936 in collaborazione con Laura Fermi, moglie del noto scienziato, sia dedicata ad illustrare al grande pubblico lo sviluppo della concezione atomica della materia dall'antichità sino alle scoperte scientifiche avvenute nell'Istituto di fisica romano. L'impegno di Ginestra nel campo della divulgazione scientifica e scolastica si intensifica a partire dalla seconda metà degli anni Quaranta; ciò è dovuto sia all'impossibilità di trovare un impiego nel mondo universitario, sia al tentativo di reagire a un grave lutto famigliare (nel 1944 muore, all'età di sette anni, Paola, la seconda dei quattro figli avuti da Edoardo). Nascono così una serie di testi sicuramente innovativi: L'universo (1946); I misteri della materia (1950); Questo mondo grande e terribile (1951), tradotto in francese, spagnolo, inglese e rielaborato nel 1966 col titolo di Il nostro mondo. Materia e antimateria (1961), tradotto in inglese e russo. Nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta la Amaldi scrive, inoltre, numerosi articoli per riviste e voci enciclopediche e collabora – come insegnante di materie scientifiche, ideatrice o autrice di testi – a una serie di trasmissioni radiofoniche e televisive di carattere didattico: «Classe Unica» (1954), «Telescuola» (1959-61), “Piccola Enciclopedia Popolare” (1962-65), “Almanacco” (1963-65), “Rassegne delle Scienze” (1963-68), “Università Marconi” (1965-1970). Particolarmente sensibile alle istanze di rinnovamento dei metodi di insegnamento scolastici, la Amaldi va infine ricordata per aver redatto, insieme al marito Edoardo, numerosi testi di fisica per le scuole superiori, su cui hanno studiato diverse generazioni di studenti. Ugo Amaldi ritiene a tal proposito che, benché firmati da entrambi i genitori, i molti testi scolastici pubblicati dalla coppia siano stati scritti in gran parte da Ginestra. La febbrile attività di quest'ultima, sostenuta da un grande talento per la scrittura e da una grande capacità di spiegare in linguaggio semplice concetti assai difficili, si interrompe in modo improvviso nel 1971, quando un grave aneurisma cerebrale la lascia parzialmente paralizzata e le toglie, nell'ultima parte della vita, la gioia dello scrivere. Maria Rosa Protasi |