Dalla prima guerra mondiale al secondo dopoguerra (1915-1950)
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1882 - 1952
La vita e l'opera della Barelli interessa cattolici e laici perché riguarda non soltanto la cronaca, ma la storia dell'Italia nella prima metà del secolo Ventesimo, in quanto Armida (Ida) fu una protagonista di quel macrofenomeno, noto come “apostolato dei laici”, che toccò il vertice con Pio XI e XII. Un apostolato che aveva il suo perno nell'Azione Cattolica e che, precorrendo il Vaticano II, intendeva animare tutte le realtà umane (famiglia, cultura, politica, ecc.) col lievito del Vangelo. Ciò impegnò la Barelli – infaticabile apostola del Sacro Cuore di Gesù e dell'avvento del suo Regno di pace nella giustizia – su quattro fronti: la Gioventù Femminile dell'Azione Cattolica (GF), l'Università Cattolica (che volle dedicata al Sacro Cuore), il Pio Sodalizio (diventano poi Istituto Secolare) delle Missionarie della Regalità e la composita Opera della Regalità di N.S. Gesù Cristo (OR: casa editrice, organizzazione per ritiri spirituali, ecc.). Questo grandioso quadrifoglio attecchì nel decennio 1918-‘28, ma le succhiò tutte le forze (con sofferenze fisiche e morali) per il resto della vita: alle prese con lo Stato liberale prima, col biennio rosso (1919-‘20) poi, quindi col fascismo (1930-‘31) e infine con la ricostruzione post bellica, attraverso un biennio ruggente (1946-‘48). Paradossalmente, Ida era nata in una famiglia unita e ricca ma che prescindeva dalla Chiesa, vivendo quella “religione civile” mazziniana che punta sul rigore morale e inculcava nei figli – quattro femmine e due maschi – i valori risorgimentali. Cristianamente quindi era analfabeta, ma provvidenzialmente negli anni 1895-1900 studia nell'Istituto delle Suore della Santa Croce a Menzingen (Svizzera tedesca), dove ha i primi contatti con la spiritualità francescana. Nel 1910, altrettanto provvidenzialmente, incontra padre Agostino Gemelli, al quale espone il caso del fratello minore, studente di medicina, lontano da ogni conoscenza religiosa e invitato a far parte d'una loggia massonica. Per aiutare quel giovane, Gemelli incontra ripetutamente Ida, che finisce per entrare nel Terz'Ordine Francescano. Inizia così la quarantennale collaborazione tra i due “fratelli d'anima”, che ebbe la prova del fuoco durante la prima guerra mondiale (consacrazione dei soldati al Sacro Cuore, 1917). Ma, intanto, Gemelli pensa già al dopo, e la Barelli intuisce che per formare i costruttori di un futuro migliore occorre un vivaio: l'Università Cattolica. Era quanto sosteneva da 40 anni il professor Gianni Toniolo che, malato e ormai alla fine, Ida visita ripetutamente combinando, finalmente, l'incontro decisivo: il 9 settembre 1918 entrano due ufficiali medici e un sacerdote – Gemelli, Necchi e Olgiati – che manifestano a Toniolo l'intenzione di voler concretizzare quel sogno. Gli occhi dell'infermo lampeggiano e, mentre punta il dito scarno verso il colonnello medico («Padre, lei è l'uomo che può farlo»), alla Barelli dice: «Il Sacro Cuore l'ha messa a capo della GF perché formi le Marte che raccolgono i mezzi per le Marie del sapere». Ormai è “la cassiera della Cattolica” e da allora Ida fa miracoli, anche perché coinvolge l'esercito della GF, che nel frattempo aveva creato (per volontà di Benedetto XV, nel 1918) oltre un milione di giovani, formati a una religiosità matura: con notevoli riflessi tanto in famiglia che nella società (il motto era: Eucaristia-Apostolato-Eroismo). Di questo esercito Ida fu presidente fino al 1946 quando, nella difficile situazione post bellica, con l'Italia al bivio non solo tra Monarchia e Repubblica, ma anche tra democrazia e pericolo comunista, Pio XII l'incaricò di girare il paese per sostenere un voto ispirato cristianamente. Ammirevole quindi l'operare, pregare e soffrire della Barelli nei quasi quarant'anni di vita consacrata e apostolica, ma decisamente sconvolgente il triennio dell'ultima malattia: una rara forma di paralisi bulbare progressiva, che le tolse gradualmente l'uso della parola, della mano destra e infine della sinistra; praticamente inchiodata sulla croce, poteva fare soltanto qualche gesto con le dita, annuire con la testa e parlare con gli occhi. Il 14 agosto 1952, dopo l'ennesimo collasso, arrivò da Milano padre Gemelli e il commiato non poteva essere diverso: «Domani verrò a celebrare la Messa qui, nella sua cappella. Se lei sarà ancora in vita, celebreremo la festa dell'Assunta; sennò celebreremo la prima Messa di suffragio». Ora Ida riposa nel cuore dell'Università Cattolica a Milano, sotto l'altare dove il Sacro Cuore pulsa nelle Specie eucaristiche. Piersandro Vanzan |