Dalla prima guerra mondiale al secondo dopoguerra (1915-1950)
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? - 1944
Vivace ed elegante, sempre curiosa di tutto e avida di nuovi saperi, Emmelina Sonnino, sorella dello statista Giorgio Sidney Sonnino, non solo visse una vita intensa che coinvolse tre uomini – il duca Colonna di Cesarò, suo primo marito, il figlio Giovanni Antonio, a cui fu sempre fortemente legata, e infine, il secondo marito, il barone De Renzis – ma svolse un ruolo importante nella diffusione in Italia delle scienze teosofiche prima, antroposofiche in seguito e con maggiore intensità. In un'epoca in cui le scienze occulte e il teosofismo della Blawatsky aggregavano il mondo dell'aristocrazia, Emmelina divenne la principale referente italiana di Rudolf Steiner, fondatore dell'antroposofia, marcando così la distanza dai cenacoli sorti al principio del Novecento attorno alla discutibile Annie Besant, cui spettava il compito di reggere le sorti del movimento teosofico dopo la morte della sua fondatrice. Il suo primo incontro con Steiner avvenne in occasione del Convegno Internazionale di Filosofia nel 1911 a Bologna, ma non si possono escludere contatti precedenti, data la comune frequentazione dell'ambiente teosofico. A Bologna, quando la rottura con la Società teosofica era già evidente, Emmelina decise di schierarsi dalla sua parte, e prese accordi per la traduzione delle opere steineriane, stampate dalla casa editrice Laterza di Bari. Ma non si fermò lì, divenne subito animatrice di un Gruppo di studi antroposofici che si riuniva a Roma, nel suo appartamento (dapprima in via Po, quindi in via Gregoriana) che chiamò “Pico della Mirandola”. Al suo fianco, condividendo del tutto i suoi interessi esoterici, il figlio Giovanni Antonio Colonna di Cesarò, deputato e ministro, tra i protagonisti del primo governo mussoliniano ma ben presto suo strenuo oppositore, nonché il poeta Arturo Onofri. Qui, per tutti gli anni Venti e Trenta non mancò di riunire, un giorno alla settimana, coloro che erano dediti allo studio delle opere di Rudolf Steiner. Nel Natale del 1923, a Dornach, rappresentò l'Italia alla Fondazione della Società Antroposofica Universale, sempre accompagnata dal figlio, a cui fu legata da un affetto speciale, e con cui condivideva non solo l'amore per la Scienza dello Spirito, ma più prosaicamente anche quello per il cinematografo. Anche da anziana mantenne sempre un aspetto giovanile, elegante e principesco. Fino all'ultimo dedicò la sua vita all'opera di Rudolf Steiner, ebbe la forza di sopportare la scomparsa del figlio che, malato e addolorato dagli esiti della vita politica, morì nel 1940, pochi giorni dopo essere riuscito a tradurre e pubblicare Lo spirituale nell'arte di Kandinskij. Quando, nella primavera del 1944, le sue nipoti furono arrestate come partigiane, Emmelina De Renzis non resse al dolore e morì. Il capitale di libri e documenti attestanti la sua vita spirituale non vennero mai trovati, così come la sua data di nascita è a tutt'oggi sconosciuta. Michele Beraldo |