Dagli anni Cinquanta ad oggi (1951-2011)
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1916 - 2010
Futura costituente democristiana, Filomena Delli Castelli (detta Melena), iniziò la sua attività politica in un modo un po' inconsueto. “Il professor Giovanni Jannucci, che era preside a Città Sant'Angelo, (…) mi aveva informato che era nato il partito della DC con De Gasperi e l'abruzzese Spataro e che bisognava dare vita anche sul nostro territorio alle sezioni per contrastare gli unici partiti fino ad allora organizzati, il PCI e il PSIUP”. Già laureata in lettere alla Cattolica ed insegnante, Filomena si recò quindi a Roma, dove il movimento femminile, guidato dalla delegata nazionale Angela Maria Cingolani, e lo stesso vertice democristiano avevano bisogno di energie nuove. “De Gasperi e Spataro mi chiamarono al ministero dell'Interno dove mi occupai dell'ufficio stampa. E giunse l'invito a candidarmi nel mio Abruzzo”. Del resto, la Delli Castelli non era del tutto nuova alla militanza, avendo già rivestito importanti ruoli nell'Azione cattolica e nella Resistenza, sia nella Croce Rossa che con un'intensa attività clandestina. In particolare, durante i mesi dell'occupazione tedesca, si era occupata dei profughi giunti in massa nella provincia di Pescara, dimostrando subito ottime capacità organizzative. Superata una iniziale diffidenza “verso le donne in politica”, Filomena, unica candidata dal suo partito in Abruzzo, si lancia in un'appassionata campagna elettorale, caratterizzata da un modo di fare comizi che piaceva molto alla gente. “In un contraddittorio con Ingrao, un candidato repubblicano, dopo avermi ascoltato, mi fece i complimenti, dicendomi ‘tu parli bene'”. Pur avendo un carattere molto deciso e battagliero, la Delli Castelli si esprimeva, volutamente, con un linguaggio più semplice di quello usato dagli uomini, e, soprattutto, meno polemico ed aggressivo. Intanto, oltre a superare lo scetticismo legato al sesso, si trattava anche di gestire le difficoltà eminentemente pratiche, la principale delle quali – ha poi sempre ricordato Filomena – fu quella dei costi economici: “non avevamo soldi”. Così, “facemmo praticamente la campagna elettorale con i pochi manifesti che ci arrivavano dal partito e con un camioncino. Quasi nessuno dei dirigenti aveva una macchina; si viaggiava con mezzi di fortuna su strade quasi sterrate, in bici da Sant'Angelo a Pescara”. Questo aspetto emerge, ad esempio, da un telegramma che il CIF scrisse al cardinale Canali, il 7 maggio 1946: oggetto, la benzina (“questo Comitato Centrale si rivolge all'E.V. Reverendissima affinché gli sia concessa un'assegnazione di benzina per poter svolgere la propaganda per la Costituente, secondo il desiderio del S. Padre”). Investire sulle donne è da sempre sembrato – al di là dei colori e degli schieramenti – poco conveniente. Fatto sta che, il 2 giugno 1946, Filomena Delli Castelli ottenne un grande successo, anche personale: a 30 anni, entrò infatti all'Assemblea Costituente con ben 27 mila voti di preferenza (“la rete delle parrocchie e il passaparola furono gli efficienti canali di comunicazione, grazie anche a preti e a vescovi”). Ha raccontato che seppe dell'elezione da una telefonata ricevuta da Molisani, giornalista del Messaggero. Ovviamente, il vero impegno iniziava allora, e Filomena avvertì subito una forte responsabilità entrando alla Camera (“laureatami all'Università Cattolica di Milano, portavo dentro di me un peso maggiore di responsabilità che però era lievemente alleggerito perché nella pattuglia di punta e facenti parte delle specifiche commissioni dove si elaborava il testo della Costituzione c'erano gli onorevoli Fanfani, Moro, Rossetti, La Pira, Bettiol, tutti della Cattolica”). Soprattutto, v'era la responsabilità di sentirsi, nel difficile momento storico attraversato dall'Italia, la rappresentante della gente comune, di quella che aveva lottato tenacemente durante la guerra. E, soprattutto, la rappresentante delle donne italiane, appena divenute cittadine a pieno titolo. Un impegno che le 21 costituenti condussero egregiamente, fissando principi fondamentali che, nel tempo (molto lentamente, occorre ricordare), avrebbero permesso lo smantellamento della legislazione misogina vigente (a suon di sentenze della Corte costituzionale) e l'emanazione di nuove regole finalmente rispettose della autonomia e della dignità femminile. Del resto, se per le cittadine italiane la strada sarebbe stata ancora molto lunga prima di ottenere realmente pari dignità e pari diritti (ricordiamo che la riforma del diritto di famiglia è del 1975), anche per le donne in politica la via era tutta in salita. Se “Nitti mi parlava sempre di sua figlia che si chiamava Filomena come me, l'onorevole Enrico de Nicola, gran gentiluomo napoletano, arrossiva sempre lievemente quando incontrava le colleghe”. Queste, più in generale, erano infatti viste “di malocchio”, continua l'ex costituente democristiana, “la domanda che gli uomini si ponevano era che vogliono? Ridendo, sfottendo, a volte criticando o con simpatia si avvicinano a noi”. Com'era prevedibile, infatti, al di là del paternalismo e della galanteria di alcuni, il clima era tutt'altro che favorevole alle parlamentari, meritevoli soltanto di qualche commento sul loro aspetto fisico. L'attività di Filomena Delli Castelli continuò per altre due legislature, che la videro prevalentemente impegnata sui temi relativi alla famiglia. Dal 1949 al 1953 fu anche sindaco di Montesilvano, in provincia di Pescara. Assunta in RAI, dal 1961 al 1975 Filomena ha curato lo spazio televisivo dedicato ai ragazzi, continuando per anni a raccontare la sua storica esperienza all'Assemblea Costituente. Giulia Galeotti |